Cosa fai il 25 aprile? – a cura di Mario Grasso

“Abbiamo davanti a noi un’Italia senza fede, incredula, come sempre, in cui dilaga la corruzione, la sfiducia negli ideali, la rassegnazione di fronte al fatto compiuto, la furberia e lo spirito di sopraffazione del più forte sul più debole. Non sono morti per questo coloro che oggi commemoriamo».

Sono passati 57 anni da quando Norberto Bobbio pronunciò queste parole, il 25 aprile del 1961, Ma il loro valore rimane drammaticamente attuale. Perché attuale? Perché  il 25 aprile, giorno simbolo della libertà e della rinascita democratica dopo gli anni della dittatura, giorno di felicità, di orgoglio, di coesione nazionale, sembra aver perduto il suo significato.  Così doveva essere, ma così non è stato. Il senso del giorno della Liberazione si è come sbiadito.

Perché è avvenuto? Non certo perché manca una memoria condivisa del 25 aprile. È vero, i vincitori si sono divisi, e la Liberazione non è ancora, purtroppo, diventata un valore assoluto. «È colpa della sinistra” sentenziano quelli che ritengono di aver capito tutto, come se fosse un dato storico inoppugnabile e non una tesi da dimostrare. Che suono sinistro ha questa sentenza! Chi le pronuncia pensa al PCI che ha esercitato sulla Resistenza una memoria possessiva. Ma il PCI non c’è più da tanti anni, e non si può certo dire che il partito suo erede abbia brandito la Resistenza come un’arma di battaglia politica. No, proprio no. È facile (o solo conveniente?) dare genericamente la colpa alla sinistra, una sinistra che non c’è più, senza spiegare, senza indicare, per poi dimenticarsi di tutto il resto, del presente, della scuola, delle nostre responsabilità generazionali.

Altri sostengono che la colpa sia degli storici. Ma per favore! Quanto contano gli storici nella formazione di un’opinione pubblica nazionale? Poco, decisamente poco. Molto di più valgono i giornali e la tv, più attenti agli introiti pubblicitari che alla diffusione della conoscenza e alla crescita dell’educazione civica. Avete mai sentito in televisione o letto sui giornali che nessuno dei condannati all’ergastolo per i crimini di Monte Sole, Sant’Anna Di Stazzema e delle altre centinaia di stragi del 1944, ha passato neanche un giorno in carcere?

È in questo clima che festeggiamo il 25 aprile, una ricorrenza  che nulla ha di inclusivo. Arriva in un’Italia divisa, cinica, litigiosa. Arriva in un’Italia nella quale le voci calde e appassionate dei protagonisti e dei testimoni dell’epoca stanno via via scomparendo. Non ci rimane che un nebuloso oblio squarciato solo da freddi appuntamenti istituzionali.

Allora, non ci rimane che riflettere sulle parole drammaticamente attuali di Bobbio e chiederci cosa facciamo per dare dignità a una commemorazione che dovrebbe mischiarsi al sangue e fluire nelle nostre vene. Sempre che riconosciamo un valore al concetto di Libertà!